Nell’agosto 2020 ci ha lasciato il Maestro Valeriano Trubbiani, scultore e uomo di vastissima cultura, originario di Macerata ma che ad Ancona aveva posto le sue radici da ormai molti decenni, lasciando in molti angoli della città e in edifici storici opere meravigliose ed eterne. Ho voluto dedicare a lui questo modesto omaggio, ricordando le ore trascorse in sua compagnia, ore che hanno lasciato in me un ricordo profondo e incancellabile. Queste foto sono state esposte durante l’evento “Ancona Fotografia” presso la Sala Vanvitelli alla Mole di Ancona, nel mese di ottobre 2020.
Di seguito riporto due testi: la presentazione della mostra firmata da Massimiliano Trubbiani, figlio del Maestro, e poche mie righe che cercano di dare il senso di questo lavoro.
In fondo alla pagina trovate le miniature per accedere alle immagini.
Presentazione di Massimiliano Trubbiani
Ricordo quel pomeriggio, particolarmente afoso.
L’umidità nell’aria esalta gli odori nascosti, anche quelli sgradevoli, proponendone una paradossale ma affascinante copulazione chimica. Legno, gesso, terracotta, cere, calce, detersivi…
Ricordo quando accompagnai Sauro, per la prima volta, lungo il tragitto delle sale del Museo Omero.
Ricordo i suoi occhi. Lo lasciai lavorare, quindi.
Diverso tempo dopo, mi lasciò un supporto magnetico dove aveva salvato i suoi scatti.
Non sembrava vero. Rivedere quelle opere, copie in gesso e sculture originali, sotto una luce diversa. Sotto un’angolazione diversa. Da un differente punto di vista.
Semplicemente, erano vive.
Ricordo quel pomeriggio, particolarmente afoso.
Gli odori, nello studio, si compenetravano continuamente. Bronzo, acciaio, cuoio, alluminio, cere, legno, calce. Il bombardamento a tappeto delle immagini che ti circondano e ti sovrastano, prendono in ostaggio il tuo cervello per praticare una sorta di salutare lobotomia.
Sauro scruta, osserva, rapisce, ci prova, suda. Pone domande a mio padre. Intanto scatta, rantola, soffre anche lui. Poi, momenti di interminabile e rumoroso silenzio.
Fissa per sempre gli sguardi, le espressioni facciali di papà. Eternamente in lotta con sé stesso.
Fissa il suo Genio.
Riesce ad immortalare lo sguardo incisivo e penetrante dello Scultore.
Il suo volto solcato dalle rughe e deformato dalla struttura del suo pensiero è vivo, in quegli scatti.
Attraverso questi, riesco a rivivere quei momenti, a sentire quegli odori. Anche la fotografia riesce a stimolare i sensi. Intensamente, come il bianco e nero.
Amo la fotografia in bianco e nero. Se si possiedono le capacità (e Sauro è uno di questi), è in grado di donare risultati esaltanti, alla pari di certa pittura intimista. È la vera fotografia (il colore, si sa, è ruffiano, droga per i nostri occhi – un bel corredo cromatico riesce a celare terribili deficienze compositive e creative).
Le immagini in mostra di Sauro Marini documentano anche, con brani visivi dal taglio suggestivo e fortemente icastico, la grande esposizione antologica “De Rerum Fabula”, e la sala che abbiamo allestito in occasione di Ecce Homo, entrambe presso gli spazi espositivi della Mole Vanvitelliana di Ancona.
La forza del bianco e nero, con i suoi contrasti marcati, capace di produrre anche passaggi chiaroscurali vellutati, suggerisce il peso e tutta la naturale asprezza dei metalli, che Valeriano Trubbiani amava e che sin da giovane ha utilizzato per le sue mirabili opere scultoree… l’odore del ferro e del bronzo, la dolcezza tattile di certe superfici patinate, accarezzate dallo scultore che alla sua Ricerca ha dedicato tutta la vita…
Di questo è capace l’Arte della Fotografia, di questo è capace Sauro Marini.
Presentazione di Sauro Marini
Le immagini che vedete esposte sono un piccolo omaggio ad un artista infinito, un ricordo, il segno di una intensa esperienza vissuta in un mondo incantato, dove la realtà del mondo di tutti si blocca sull’uscio di un semplice capannone immerso in una anonima zona artigianale, scavalcato da ronzanti cavi d’alta tensione.
Fuori dell’uscio il mondo, gli umani, i problemi della vita.
Dentro l’uscio una realtà di favola, un microcosmo dove si intrecciano in modo indissolubile fantasia e realtà, materialità ed evanescenza, sogno ed incubo, umanità ed animalità.
Queste immagini sono il riassunto di incontri ravvicinati con un genio, un maestro d’arte e di vita, un vulcano di pensieri e fantasia, un esplosivo microcosmo saturo di cultura e conoscenza.
Sono cosciente della difficoltà di rendere tutto questo con poche, forse insignificanti immagini.
Oggi che il Maestro ci ha lasciato, sento, nonostante tutto, di doverci provare, lo devo al Maestro Trubbiani, all’uomo di cultura, a quel suo sguardo che ti bucava e che ho cercato di trasferire nei suoi ritratti ed in particolare nella foto del manifesto.
Devo provarci anche per me stesso, perché se solo un briciolo delle emozioni vissute in quei magici incontri nel lontano 2007 riuscirà a tracimare dalle immagini esposte e raggiungere l’animo di chi guarda, ne sarà valsa assolutamente la pena.
(Premere F11 per tutto schermo – Stampa su pannelli Foto Emmegi Osimo)